Tuesday 26 January 2010

Benvenuti nella showroom, in altre parole "A big fuss"

Come definirla? Misantropia, asocievolezza, una mentalità rigida e arrugginita. E questo perché provo un grande rigetto per il concetto di celebrità, il grande personaggio, il VIP.

Eppure eccomi qua, in una common room della LSE, a Londra. Sono seduta in una poltrona, guardo con curiosità una cinquantina di studenti italiani che circondano il grande personaggio del giorno. Non è la prima volta che mi trovo in questa situazione. Due anni fa era Fassino, oggi è Beppe Grillo.

Qualcuno fa la fila per la photo opportunity di turno. Comincio ad analizzare lo scetticismo che provo verso l'importanza iconografica della foto. Un esaltato non si lascia sfuggire un inopportuno: "Sei il nostro Al Gore!".

Sono con una collega, un editore è preoccupato. "Non facciamo un intervista, la querela è sempre dietro l'angolo". La mia collega non capisce di cosa abbia paura, fa fatica a non ridere. "Certe volte la censura è anche più pericolosa", si spiega lui.

Ci spostiamo in un'altra ala dell'edificio e ci mettiamo in fila (fila VIP s'intende) fuori dal lecture theatre. Fuori ci sono centinaia di persone in fila, non tutti ce la faranno ad entrare. Lo staff della LSE è in fibrillazione. Non per noi, non per Beppe, ma per un'altra scrittrice famosa. Una donna - un'organizzatrice, affettuosamente soprannominata dalla folla Frau Hitler - ammonisce con uno sguardo severo gli italiani che parlando al loro solito volume disturbano la scrittrice famosa, al momento nell'auditorium intenta a parlare davanti ad una folla più sofisticata.

Ho il sospetto che la frau provasse un piacere sadico ad ammonire questa folla irrispettosa, sottosviluppata e incivile. Qualcuno è stato scacciato, colpevole di non averla ubbidito. Si prova una certa braveria a zittire degli italiani.

"Sorry did you miss that? I asked you to be quiet! Out! OUT!!!"

Se potessi specializzarmi in qualcosa sarebbe pratiche di condiscendenza. È il fatto che siamo una folla di italiani che la autorizza a parlarci come se fossimo bambini? C'è chi ride, c'è chi si arrabbia.

Arriviamo dentro, e nonostante la grande folla troviamo posto. Io sono in prima fila, ma mi siedo nei gradini del palco per fare qualche foto. Un altro VIP, un grande personaggio, un grande giornalista fa il suo ingresso. Non so chi è ma dev'essere importante perché le sue scarpe sono così lucide che nella loro superficie s'intravede la luce dei riflettori. Gli chiedo il bigliettino da visita. Non ce l'ha, mi fa un gesto, "chiedi a quelli della LSE, loro mi conoscono".

Mi sforzo, stringo i denti, provo a non pensare che ... è questo che non va con l'Italia. È esagerare e ragionare per miti. È qualcuno che ti manca di rispetto e tu non rispondi ma sghignazzi, ignori l'affronto e non rispondi con dignità. È una persona che ti tratta con sufficienza perché è più importante di te.

Le luci si affievoliscono, i flash scattano. Si apre il sipario, un passo metallico echeggia dal palco e comincia lo spettacolo.